Longevità – Il nuoto è meno indicato per contrastare osteoporosi, sarcopenia e propriocettività.
Il nuoto, in tutti gli stili, ha una straordinaria azione sulle nostre capacità di movimento e rappresenta un’occasione importante per attivare in modo non traumatico la mobilità della spalla e dell’arto superiore con movimenti che sono pressoché scomparsi dalle nostre abitudini quotidiane.
Allo stesso tempo è, però, necessario superare la definizione del nuoto come sport “completo”, definizione assolutamente falsa e lontana dalla realtà. Il nuoto da solo è insufficiente a mantenere l’efficienza motoria del nostro organismo, sia nei giovani sia negli anziani, perché siamo animali “terrestri” e abbiamo bisogno di confrontarci con la forza di gravità.
Sicuramente la gravità favorisce i processi artrosici delle articolazioni in carico (come l’anca, il ginocchio e le articolazioni della colonna vertebrale), ma l’assenza di gravità comporta un deterioramento dell’organismo e soprattutto delle ossa (osteoporosi) molto più grave (come è stato accertato negli astronauti durante missioni spaziali prolungate).
La sarcopenia (perdita di massa magra e forza) inizia a comparire intorno alla quarta decade di vita, portando a una perdita di massa muscolare del 3-5% entro i 50 anni e successivamente del 1-2% ogni anno. Un trend che in molti soggetti porta a dimezzare il patrimonio muscolare entro i 75 anni di età. E’ stato dimostrato che il 25% delle persone sotto i 70 anni e il 40% degli ottantenni mostra segni evidenti di sarcopenia. Esercizio aerobico (camminare – bici – nuoto) e ginnastica dolce, per anni raccomandate come uniche attività per gli anziani, pur essendo capaci di regolare il peso, migliorare la capacità di endurance e la flessibilità articolare non possono certo sostituirsi al lavoro con i pesi.
ATTIVITA’ DI TERRA E DI ACQUA
E’ quindi indispensabile che al nuoto si abbinino anche attività di “terra” in cui il soggetto possa sperimentare continue situazioni di micro-macroinstabilità o propriocettività in presenza della forza di gravità. Solo la presenza contemporanea di queste due condizioni (gravità terrestre e instabilità) consente lo sviluppo e il mantenimento di un trofismo adeguato dei muscoli stabilizzatori, cioè di quei muscoli che dirigono i movimenti e sono responsabili della stabilità e della sicurezza dei movimenti “antigravitari” come camminare, correre, saltare, sedersi e alzarsi da una sedia.